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giovedì 21 giugno 2012

GLI ABRUZZESI, EQUILIBRISTI IMMORTALI.



La politica italiana ha una razza speciale di protagonisti: li chiamano "gli immortali" (Highlanders come quelli del celebre film interpretato da Cristopher Lambert e Sean Connery).
Sono gli abruzzesi.

Tengono botta nelle istituzioni, al comando, e sopravvivono a qualsiasi era, a qualsiasi clima, a qualsiasi stagione.
I nomi sono interminabili, a partire da Gianni Letta per arrivare al mitico Remo Gaspari, quello famoso per avere fatto costruire un pezzo di autostrada che arrivasse nel suo collegio elettorale. Poi giù giù potremmo nominarne molti altri fino ad arrivare a Tonino Di Pietro.

Che sia stata l'austerità vissuta dalla regione nel dopoguerra, l'asperità delle montagne che digradano fino al mare, che sia il clima, il sole od il vento, gli abruzzesi sono furbi e politicamente molto longevi.

La danza sportiva non fa eccezione. Gli abruzzesi non sono molti ma i pochi che ci sono sono monumenti all'opportunismo, al tempismo nell'attacare l'asino dove vuole il nuovo padrone. Specialisti a saltare da un carro all'altro senza alcuna vergogna. Stagione nuova, nuova faccia, come se il passato fosse stato eliminato cambiando una schedina di memoria, come se fosse l'abbigliamento idoneo alla nuova stagione in arrivo.

Il più longevo di tutti, il capobranco, l'uomo del team con Nicoli e Francia (buttati a mare appena prima del cambio casacca), di Querzè Fabriani (rinnegati come appestati), di Galvagno Rotaris (di cui ha osannato l'aria pulita lasciata quando se ne sono andati), oggi ha superato sè stesso.
Raccoglie le deleghe e le divide per tre.
Una a te, una a te e l'ultima per te.
Così, chiunque vinca, lui è a posto. In equilibrio, immortale, e sorridente.

Solo che il rischio è che nella squadra in cui milita qualcuno lo imiti. Uno a te uno a te uno a te e il candidato che più lui supporta - ma solo per lavoro, per contratto, c'ho da campà, of course - rischia di affondare.

Secondo me è meglio stare accorti... fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Nelle riunioni gli immortali sono i più convincenti a sparare numeri e minchiate, ma poi tutto passa e loro restano.

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